CAPO HOORN BEACH

Una giornata di Pasquetta fuori porta, dove andare se non al mare? Ovviamente sperando nel bel tempo, però la voglia di mare, della sabbia, del passeggio lungo la riva è un richiamo più forte rispetto al tempo atmosferico stesso, sperando sempre che la pioggia non si diverta a guastare il tutto.

Giungiamo al Lido delle Nazioni, nel comune di Comacchio (FE), proprio in tempo per fare una seconda colazione a base di caffè macchiato, bomboloni e crostata con doppio strato dinutella e crema. Attendendo lo scoccare delle 12.30 ; passeggiamo lungo il litorale, perdendoci nei nostri discorsi, mentre il vento sollevava la sabbia e le onde del mare innervosite del costante soffio del vento, si frangevano sulla riva bagnandoci le scarpe.

Un’ultima passeggiata verso il centro della location di mare ed ecco che le lancette dell’orologio segnarono il fatidico momento del pranzo di pasquetta. Tutti pronti per sedersi sul trono d’onore presso il ristorante del bagno Capo Hoorn Beach. L’arredamento del locale attrae per i suoi colori chiari, con una  rivisitazione delle linee vintage, riutilizzando materiali di scarto come pallet di legno, cornici, stampi da cucina e quant’altro, ridipinti con una mano di bianco, per farli rivivere in una seconda vita.

Ci sedemmo al nostro tavolo con la vista rivolta verso la spiaggia e prima di ordinare ci gustammo un aperitivo a base di cocktail alcolici e non, oltre al calice di vino per i più raffinati; stuzzicando qualche snack portato direttamente dal bar.

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Dopo aver messo a tacere lo stomaco, iniziamo ad ordinare. Il menù era molto interessante, ci faceva gola tutto, ma non conoscendo la grandezza delle portate, decidemmo di optare per un mix di assaggi, partendo dall’antipasto della casa, con l'aggiunta di polpo con patate e una zuppa di cozze alla tarantina.

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L’antipasto fu molto sorprendente, il polipo era sicuramente scenografico con i grandi tentacoli che si dilungavano nel piatto, ma anche l’antipasto misto della casa era molto interessante, con filetto di salmone, tonno e capasanta al centro, ma la regina di questa prima entrée è stata la cozza alla tarantina, la quale ci fu servita in una grande padella, dove il sughetto era così appetitoso da dover litigarsi il pane per fare la scarpetta, peccato però avere solo delle crocette ferraresi, anch’essa molto saporite, ma per certi lavori di grande spessore ci vuole una bella fetta di ciabatta.

Ci consultammo per la portata successiva e decidemmo, a parte uno di noi che decise di ordinare un menu tutto suo, con penne all’arrabbiata e patatine fritte, noi "gente di mare", optammo per un triplice assaggio: gnocchi gamberi e zucchine, spaghetti allo scoglio e passatelli ai gamberi.

I piatti arrivarono con sincronia, ma quello che tra i tre ci stupì per l’aspetto, fu senza dubbio lo spaghetto allo scoglio, arrivato servito in un pentolone con frutti di mare e crostacei, che sembravano essere ancora vivi, intenti nello scatto fulmineo di sgattaiolare via dal tegame.

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L’assaggio partì prima dal passatello, il piatto che scelsi personalmente e non mi è dispiaciuto, peccato solo per i pomodorini, avrei preferito una nota più accesa per contrastare il sapore del passatello, un pomodoro caramellato, oppure una nota acida come un pomdooro secco sott'olio. Passammo agli spaghetti, i quali erano cotti al dente, con un sugo denso e cremoso che si distribuiva ai crostacei e ai molluschi, ottimo anch'esso. Ultimo piatto, ma che fu il più apprezzato di tutti, furono gli gnocchi gamberi e zucchine con un fondo cremoso di formaggio, i quali si scioglievano in bocca ad ogni forchettata, avrei continuato a mangiarne ancora se non fossero terminati.

Ultimata la grande prova di svuotare il pentolone dai crostacei e dai molluschi, ci guardammo reciprocamente e decidemmo per la scelta di un dolce fatto dalla casa, per concludere in bellezza e fra le tre opzione scegliemmo di assaggiare la crema catalana e il mascarpone. Le attese erano alte, visto il pranzo delizioso appena terminato, ci aspettavamo il botto finale, e invece purtroppo abbiamo dovuto mestamente riconoscere che la crema al mascarpone non era cremosa al punto giusto e l’amaretto sul fondo era stato imbevuto troppo nell’alcool, mentre la crema catalana aveva la consistenza di un budino.

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Pazienza, anche se non abbiamo concluso in bellezza, spero che lo chef possa elaborare delle nuove creazione per i prossimi dessert.

Nel complesso i piatti hanno avuto un buon giudizio, sia per la qualità del prodotto, che per l’impiattamento e abbondanza, così come anche il prezzo, a testa 25 euro; senza contare i cocktail dell'aperitivo pagati a parte.