BIO E' ANCHE SALUTE DEL CORPO...

Si registra un abbandono del regime di controllo BIO, fenomeno non allarmante ma che comunque è un dato che bisogna segnalare a seguito della rilevazione ISTAT: Sicilia, Sardegna e Calabria, ma anche il nord rileva questa marcatura come in Valle d’Aosta e Friuli Venezia Giulia (crea.gov.it), mentre uno zoccolo duro restano le aziende che sono ben consolidate nelle regioni della Lombardia, Emilia Romagna e Veneto. Purtroppo i prodotti che maggiormente sono a rischio produzione BIO sono i frutti in guscio e agrumi con una riduzione di suolo coltivato e anche l’olivo ha subito un forte arresto, quest’ultimo a causa del batterio Xylella e della mosca dell’olivo (Bactrocera oleae) che con la sua puntura danneggia le olive rendendole prodotto di scarto, ma si sta registrando una controtendenza a seguito delle misure prese per combattere questi fenomeni.

Al contrario si registra un notevole aumento della coltivazione e della lavorazione delle piante officinali, tale domanda è aumentate soprattutto a seguito dell’esplosione del settore benessere e salute, questo settore è in espansione, anche perché il fabbisogno nazionale attualmente è soddisfatto solo dal 30% della produzione interna, mentre il restante 70% proviene dall’estero. Inoltre in questo ambito è entrata anche la coltivazione della cannabis, tale attività ha scoperto un boom, grazie non solo agli shop, ma anche all’utilizzo in bio-estetica per creme e trattamenti. 

Nel nostro regolamento è stato inserito anche un registro nel quale sono riportate tutte le specie delle sementi di piante officinali, questo permette di individuare le varie tipologie che sono ammesse alla loro commercializzazione, ricevendo quindi un certificato per garantirne la tracciabilità. Durante i vari dibattiti che sono stati effettuati fra i Governo e la Federazione dei coltivatori delle piante officinali, questi ultimi hanno ribadito che per loro è molto costoso coltivare il seme in purezza, senza che la pianta subisca una mutazione, questo dovuto agli ettari messi a coltura, che essendo molti vasti sono a rischio costante di contaminazione esterna, pertanto le aziende devo ricorrere a trattamenti specifici per evitare che la pianta possa mutare. Il ministero delle politiche agricole sta pensando di istituire un marchio apposito, che possa individuare il rispetto di standard qualitativi, facilmente riconoscibile anche dal consumatore.